Change management e yoga: l’arte di accettare il cambiamento

Data : 11/04/2022| Categoria: Glossario Best Practices| Tags:

Cosa hanno in comune il change management e lo yoga? Prova a leggere queste tre frasi pensando prima al change management, poi allo yoga:

  • Tutti sanno che serve/fa bene, ma molto spesso “non c’è tempo”.
  • È una disciplina “utile ma non alla nostra/mia portata”.
  • È un percorso articolato e complesso che ha un forte impatto sulle abitudini delle persone.

Secondo i risultati del report annuale di Assochange* nel 2020 l’approccio al change management in Italia ha iniziato ad evolversi più velocemente soprattutto in seguito alla pandemia. È cresciuta la necessità di realizzare nuovi modelli organizzativi e strumenti di lavoro e di conseguenza la consapevolezza dell’importanza del change management.
Anche lo yoga negli ultimi anni ha visto una notevole crescita di popolarità, soprattutto dal 2020, quando durante la pandemia è diventato un approccio personale al cambiamento per tante persone.

Change management, yoga e il lato umano

Diversamente da altre funzioni lavorative, il change management non sempre fa capo ad un team all’interno di un’organizzazione. Spesso è affidato al dipartimento Risorse Umane. Ovviamente, in organizzazioni più grandi e strutturate, la funzione può essere formalmente assegnata ad uno specifico change management office. Oppure in secondo luogo viene affidata al project management office.

Quello che accade abbastanza spesso è che i professionisti HR non hanno un ruolo chiaro e definito in un’iniziativa di cambiamento, nonostante siano loro gli “esperti del lato umano”.

Ma perché stressiamo così tanto il lato umano del cambiamento? Perché un cambiamento di successo nasce dalle risorse e va oltre le competenze tecniche.

Un cambiamento di successo deve essere gestito a 360 gradi e deve coinvolgere risorse che lo accettano e promuovono. L’obiettivo del change management è quello di convincere e supportare il team nell’affrontare il cambiamento, ad accoglierlo e trasformarlo in un’iniziativa aziendale di successo.

Questo lato umano di cui abbiamo parlato per il change management è anche uno dei fattori di successo dello yoga nel mondo occidentale moderno.

La parola Yoga deriva dalla radice yui, che in sanscrito vuol dire “legare”, spesso tradotta con “unione”. È proprio questa unione tra mente e corpo che lo rende diverso. Lo yoga è una disciplina olistica, che considera il corpo (che nella nostra metafora potrebbero essere le competenze tecniche) sempre in combinazione con la mente. È l’attenzione al lato umano a fare la differenza, perché chi pratica yoga porta l’attenzione anche verso l’interno. Il centro di tutto è l’individuo che pratica, non il risultato di una particolare posizione.

Accogliere il cambiamento

In inglese si usa l’espressione “embrace change”, ovvero accogliere il cambiamento, ma si può osare anche un più evocativo abbracciare. In altre parole, trasformare qualcosa che inizialmente pensiamo di subire passivamente in qualcosa che entra a far parte della nostra realtà; sfidare lo status quo, accogliere (e perché no, anche abbracciare!) il cambiamento.
Queste frasi possono essere lette sia pensando alla vita lavorativa, sia pensando alla nostra quotidianità.

Quando durante la pratica dello yoga si entra in una posizione (asana) si respira e si resta presenti, per accogliere il cambiamento fisico. E cosa succede? Il corpo si rilassa e si apre, naturalmente e al tempo giusto. Respiriamo e restiamo nella posizione, creando qualcosa di nostro. Generiamo l’energia per poter realizzare il cambiamento, nel nostro corpo e nella nostra mente.

Quelle che nello yoga vengono chiamate asana, posizioni, possono essere paragonate alla formazione e pratica per imparare a lavorare con il cambiamento. In entrambi i casi si tratta di applicare conoscenze, strumenti e risorse per poter affrontare il cambiamento. E riuscire a mantenere il momentum, lo slancio per il cambiamento continuo.

Sviluppare e coltivare le competenze

Ecco alcune competenze importanti nel change management e nella pratica dello yoga:

  • praticare l’ascolto
  • sviluppare una maggiore empatia
  • scegliere accuratamente le parole da usare (non solo con gli altri, ma anche con noi stessi)
  • rimanere motivati anche di fronte alle resistenze
  • sviluppare resilienza e capacità di non scoraggiarsi quando le cose vanno male.

Spesso la gente dice “non posso fare yoga perché non sono flessibile”. Non è proprio così, perché si fa yoga PER diventarlo. E come lo yoga anche il change management è un insieme di competenze che si possono acquisire e coltivare.

Non solo i leader ma tutti i team devono sempre più sviluppare competenze per adattarsi e rispondere in maniera sana a tutti i fattori di stress e le sfide del business, a tutti i cambiamenti. Dopo aver accolto il cambiamento è più facile pianificare e proseguire con gli step che ci portano nella direzione nella quale vogliamo andare.

E, per mantenere viva la cultura del cambiamento, diventa sempre più importante per un’organizzazione creare una cultura nella quale le persone si sentono sicure di sperimentare e hanno voglia di dedicare tempo all’innovazione.

Se lo Yoga è cambiamento nella sua massima rappresentazione, il change management è il parallelismo aziendale/lavorativo.

Accogliere il cambiamento è un’arte che può costare tempo e difficoltà per essere appresa. Ma ne vale la pena.

Per approfondire il Change Management leggi anche: Change Management: perché è importante gestire il cambiamento?

Se invece vuoi approfondire i nostri articoli a tema sportivo, puoi leggere:

Fonti: APMG, Quick guide to the basics of Change Management
* Assochange, Osservatorio sul Change Management in Italia

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